Chitarre jazz realizzate a mano
con legni di risonanza di altissima qualità.
Acoustic Liuteria,
sonorità made in Italy
Acoustic Liuteria nasce alla fine degli anni ’90. Per alcuni anni lavora esponendo le proprie chitarre nei settori di fascia alta in negozi specializzati. Concentra da subito il proprio interesse sulla costruzione di arch top e semiacustiche. Per il jazz, ma non solo per il jazz. Diversifica, infatti, la propria produzione curando progetti di riproduzioni storiche, chitarre acustiche, chitarre manouche, solid body di qualità alta e fornendo versioni più “rock oriented” dei modelli in catalogo.
Presto inizia a lavorare con nomi come Umberto Fiorentino, Fabio Zeppetella, Bebo Ferra. Partecipa per alcuni anni alla manifestazione internazionale Acoustic Guitar Meeting di Sarzana ed avvia rapporti commerciali in Germania e Paesi Bassi. Nel 2009 apre il nuovo laboratorio in via Porta all’Arco, a Volterra dove ancora oggi opera.
La filosofia dell’azienda si manifesta chiaramente osservando uno qualunque dei modelli in catalogo. Il design è tradizionale e classico, come suggerito anche dalle tipologie di rifinitura disponibili e dall’assenza, in genere, di materiali tech come la plastica. Il look è sobrio, asciutto, essenziale. Il pensare lo strumento musicale come oggetto funzionale indirizza la nostra ricerca verso una direzione precisa; l’utente finale è il vero designer, che – in base alle proprie esigenze di musicista – traccia il contorno del progetto. Il nostro compito, dati questi parametri, è facile: si tratta di tradurre questa pianificazione in un processo di costruzione.
Fulvio Cappelli,
master luthier di Acoustic Liuteria
«Sono cresciuto a Volterra in mezzo ad artigiani di ogni età che si guadagnavano da vivere scolpendo l’alabastro, in centinaia di piccole botteghe coperte di polvere e di storia.
Qui, costruire oggetti con le proprie mani diventa naturale, quasi un destino. Altrettanto precoce è stata per me l’attrazione magnetica e irresistibile per la musica, lo strumento musicale, il legno.
In un tempo privo di internet, le curiosità per i segreti della costruzione passavano attraverso materiale cartaceo, lungamente atteso perché proveniente da altri paesi, faticosamente tradotto, intensamente investigato.
La mia formazione non è stata accademica, come nozione ufficialmente trasmessa nei luoghi scolastici adibiti. Tutt’altro. Mi sono reso conto ben presto che la trasformazione del legno in oggetto funzionale non può essere né appresa dentro un manuale, né trasmessa a voce: è necessario respirare polvere, rubare con gli occhi i mestieri altrui, ascoltare il baccano dei macchinari, sentire il peso del tavolame.
E così sono andato a fare il falegname, come operaio, per quasi dieci anni; così, quando ho disegnato la prima chitarra che avrei costruito, sapevo bene quale legno usare, come tagliarlo, da quale parte piallarlo, in che senso carteggiarlo, come verniciarlo; per cui mi sono potuto concentrare esclusivamente su come farlo suonare».